"SAI CHE IL SIGNORE TI VUOLE BENE?" |
SANTI CAPPUCCINI |
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PADRE GIAMPIETRO DA SESTO SAN GIOVANNI |
FRA ARSENIO DA TRIGONO |
PADRE ALBERTO BERETTA |
FRA CECILIO MARIA CORTINOVIS |
A Nespello, piccola contrada del comune di Costa Serina vicino alla valle Brembana sul Bergamasco, da Lorenzo Cortinovis e Angela Gherardi, il 7 novembre 1885 nacque Pietro Antonio, il futuro Fra Cecilio Maria. Egli era il settimo di otto tra fratelli e sorelle. A sedici anni ebbe modo di confessarsi da p. Teodosio da Samarate, un cappuccino venuto a Costa Serina per la predicazione, dal quale ricevette l’nvito di farsi frate. Indossò l'abito cappuccino col capperone il 29 luglio 1908; con immenso giubilo e sotto la guida dell’illuminato maestro dei novizi p. Gianfrancesco da Cascina Ferrara trascorse l'anno di prova in lieta penitenza tra preghiera, lavoro, digiuni, astinenze, flagellazioni e cilizi e soffrendo il freddo una volta quasi fino a morirne. Emise la professione semplice il 2 agosto 1909, un giorno che, a suo dire, fu luminosissimo. Il 10 agosto, concluso l'anno di noviziato, passò al convento di Albino e poi a quello di Cremona. Infine approdò definitivamente al convento di Milano Monforte il 29 aprile 1910. In questo suo impatto con la realtà feriale della vita religiosa svolse diversi uffici, come di supplente portinaio, sacrista, refettoriere, aiuto infermiere, quasi in un apprendimento di ruoli diversi di servizio in totale obbedienza caritativa, pronto a sacrificarsi, imparando da tutti e a tutti, obbedendo, anche quando non riusciva ad accontentare tutti e allora trovava rifugio e conforto nella sua abituale giaculatoria: "Dio sia benedetto". A Milano ricoprì l'ufficio di aiuto sacrista e comunitiere e anche di aiuto-portinaio* infermiere e foresterario, e poi di capo sacrista . In questo compito, che lo tratteneva quasi tutto il giorno in chiesa, approfondì le sue aspirazioni e contemplazioni eucaristiche. L'orario della sua giornata faticosissima iniziava verso le ore tre o quattro del mattino e nella chiesa deserta pregava le sue devozioni, particolarmente la Via Crucis, meditava col cuore. Serviva più messe che poteva, preparando i diversi altari con devozione e pulizia. Svolgeva altri servizi nel convento fino a sera. Dopo cena passava molte ore in chiesa a pregare e quando i frati venivano in coro per il Mattutino di mezzanotte, egli era ancora presente e non si ritirava per un breve sonno se non verso l'una e mezza. Un ritmo che restò quasi identico per tutta la vita. Proprio in questo periodo, nel 1914 fr. Cecilio si ammalò di meningite che lo portò in fin di vita. Creduto ormai morto, l'intercessione del Beato Innocenzo da Berzo, invocata dal padre guardiano Girolamo da Lomazzo, gli ridiede la salute e solo dopo un'illuminazione mistica del giudizio misericordioso di Dio, che sperimentò il 18 aprile 1914 nel momento più acuto della malattia, quando stava per rendere la sua anima a Dio. Questa luminosa esperienza lascerà un'orma indelebile nel suo spirito. Nel luglio 1916 venne chiamato sotto le armi e destinato al V Reggimento Alpini a Tirano. Verso la fine di novembre 1916 venne congedato per motivi di. Questa pausa della prima guerra mondiale gli fece differire la professione solenne al 2 febbraio 1918, nella quale rinnovò tutto il suo amore e desiderio di trasformarsi in Cristo.
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PADRE CARLO DA ABBIATEGRASSO | BEATO INNOCENZO DA BERZO | PADRE DANIELE DA SAMARATE | ||
Sintetizzare l'attività svolta da Fra Cecilio per lunghissimi anni alla porta del convento di Milano è difficile. Molti fatti sfuggono. Ma alcuni sono come punti culminanti della sua esperienza spirituale e della sua attività nell'obbedienza. Il primo episodio avvenne nell'anima di fr. Cecilio e nessuno l'avrebbe mai conosciuto se i suoi direttori spirituali non l'avessero obbligato a raccontarlo. All'alba del 5 luglio 1922, raccolto nella sua umile cella, venne avvolto da una luce spirituale che gli mostrò in un attimo il panorama delle coscienze umane di fronte al mistero della Redenzione. Questa visione intellettuale lo accompagnerà per tutta la vita e lo renderà continuamente aperto a incontrare il mistero di Dio nell'altra vita verso la quale teneva desto e gioioso il suo desiderio. Gli ultimi tre anni trascorsero in un andirivieni tra Milano e l'infermeria dei cappuccini di Bergamo, finché vi rimase definitivamente, perché la sua carne si era ormai eccessivamente indebolita, mentre lo spirito era sempre più pronto. Molte persone accorrevano a gustare ancora gli ultimi aneliti della sua spiritualità. Finché venne la sua ora: morì pregando e sorridendo il 10 aprile 1984 alle ore 21,15. Dopo i funerali nel convento di Bergamo, la salma venne portata a Milano e accolta da moltissima gente. Celebrati i funerali solenni nel suo convento di Monforte, essa venne tumulata nel cimitero maggiore di Musocco nel campo 57. Cinque anni dopo il Comune e il card. Carlo Maria Martini permettevano che la salma venisse trasportata e sepolta nella chiesa del Sacro Cuore in Viale Piave 2. La tumulazione avvenne il 31 gennaio 1989, fra una marea di gente gioiosa e silenziosa. Fra Cecilio è così ritornato nella sua chiesa, accanto alla sua Opera, amato e venerato, dove egli ha amato senza sosta e misura il suo dolcissimo Sposo eucaristico e i suoi poveri.
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Novena per ottenere grazie e glorificazione O Dio nostro Padre che chiamasti fra Cecilio Maria O Signore Gesù, nostro Dio, che rivelasti a fra Cecilio
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O Spirito Santo, dio che hai illuminato fra Cecilio Maria O Vergine, Madre di Dio, per l’amore che ebbe per Te |
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